Introduzione di Manfredo Bendotti 

Con questa carrellata di immagini non si ha la pretesa nè l'intenzione di fare una lezione di geologia ma ci si limita a mostrare alcuni  effetti o fenomeni causati dal trascorrere dei milioni di anni della storia della Terra. Le cause di questi fenomeni, per i comuni mortali, sono quindi incomprensibili.  Non è possibile spiegare come, quando e dove sia successo e probabilmente non sarebbe neppure possibile capire, ma sta di fatto che ne abbiamo i risultati. Come è ben evidente, in meno di mezzo chilometro quadrato troviamo sassi che, anche con composizione chimica molto simile, presentano molte forme meccaniche diverse: si va da strati diritti a strati piegati, da conglomerati minuti a conglomerati grossolani, da rocce prima fessurate e poi  ricomposte, magari con riempimento, per sublimazione di calcite; troviamo poi rocce che sono state erose chimicamente, mostrandoci ora una gran varietà di forme e sfaccettature, e anche rocce che si scheggiano facilmente, probabilmente per la reazione alla compressione subita, e non mancano rocce che si son arrotolate ma non fessurate: una grandissima varietà di forme, colori, impasti e piegature che testimoniano in modo unico e singolare il trascorrere del tempo nella nostra Cima Verde. Buona visione

 LA CIMA VERDE

Posta a circa 2.120 metri di altezza sul livello del mare, la Cima Verde è una cresta della Presolana (o un rilievo) caratterizzata dall’unicità della sua morfologia geologica ben visibile ad ogni passo: la sua emersione causata dal rimescolamento di tipi differenti di rocce ha prodotto infatti un’intensa diversificazione del materiale roccioso ora presente.

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Il massiccio montuoso della Presolana raggiunge un'altitudine massima di 2.521 m s.l.m. ; situato interamente in  provincia di Bergamo, fra la Val Seriana (comuni di Castione della Presolana, Rovetta e Oltressenda Alta) e la Valle di Scalve (comuni di Colere e Vilminore di Scalve), fa parte delle Prealpi Bergamasche.

Collocato tra la Pianura Padana e le Alpi Retiche occidentali, il Pizzo della Presolana possiede alcuni tra i più ricchi giacimenti minerari e fossili delle Alpi.

La Cima Verde, circoscritta in una zona lunga circa 800 metri e larga circa 300, evidenzia la presenza di un’incredibile varietà di forme rocciose, dove stratificazioni, intrusioni, conglobamenti e fusioni hanno prodotto rocce talmente variegate da richiedere un’opportuna valorizzazione.

Le rocce che compongono il massiccio della Presolana risalgono a circa 200 milioni di anni fa, mentre le rocce affiorate e presenti a Cima Verde sono collocabili a circa 250 milioni di anni fa. (Nelle due foto seguenti è ben visibile la Cima Verde in tutta la sua bellezza)

La roccia prevalente nel massiccio della Presolana è di origine triassica; le arenarie presenti attualmente sono molto ricche di carbonato di calcio, soprattutto sotto forma di calcite, ma anche di silicio. In modo particolare le rocce carbonatiche sono state oggetto di un’intensa opera di erosione che ben si evidenzia nella zona adiacente a Cima Verde e denominata“mare in burrasca”, dove ampie superfici rocciose sono state lavorate in un modo unico dagli agenti atmosferici, producendo un effetto ondulato che ricorda appunto la superficie increspata delle acque marine.

Tutto il pesante massiccio è interessato da un lento, continuo, inarrestabile scivolamento su un piano sottostante: questo movimento ha prodotto riaffioramenti di strati inferiori; l’incontro e la disgregazione di materiali rocciosi molto diversi tra di loro hanno provocato piegature, compattazioni e rimescolamenti di ogni genere che hanno prodotto, come risultato, la presenza di una variegata qualità di rocce particolari. Nelle foto sono ben evidenti le singolari spaccature, i tagli a volte solo superficiali, la stratificazione, le sedimentazioni, i fenomeni erosivi e gli effetti delle mescolanze di materiali diversi, sia per colore che per composizione.

E’ significativa e particolare la ricca e variegata presenza di molti fossili animali e vegetali, come ben si evidenzia nelle foto sottostanti che documentano nel migliore dei modi il fenomeno geologico della Cima Verde: lo stupore che susciterà la loro visione potrebbe essere superato solamente dalla osservazione dal vivo di almeno una parte di queste rocce così variegate e diversissime tra di loro, ma tutte concentrate in un unico posto.

Le considerazioni sopra esposte sono il risultato di decenni di studi, osservazioni e approfondimenti e riscontri; si resta a disposizione per eventuali confronti sull’argomento per quanti ne fossero interessati.  Manfredo Bendotti

TUTTA LA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA SEGUENTE E' INTERAMENTE REALIZZATA DA MANFREDO BENDOTTI

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Sotto il peso e lo spostamento della montagna gli strati sottostanti si sono piegati e arrotati lentamente, ma a causa della relativa plasticità o anche per la velocità eccessiva dei movimenti (geologicamente parlando),  incurvandosi si sono fratturati. In un secondo tempo e per effetto della sublimazione queste fessure si sono rimepiti di di calcite, come ben evidenzia la foto sopra. 

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Gli strati rocciosi hanno subito forte pressione e, a causa del trascinamento, sono stati costretti a rotolare assumendo la forma di rulli,  che hanno aiutato aiutare lo scorrimento. 

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Lo scorrimento della montagna ha schiacciato e stritolato gli strati sottostanti creando dei detriti di ogni materiale e lasciando sulla superficie una specie di pietraia composta da svariate spezzature che, in un secondo tempo, si sono cementate e compattate, tanto da sembrare veri e propri blocchi di calcestruzzo. 

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Sempre per lo scorrimento della massa soprastante, gli strati più plastici si sono piegati molto più facilmente  e, finendo inglobati in materiale meno plastico che non non ha sopportato le pieghe molto strette,  hanno finito per costituire quelli che oggi appaiono come dei nodoli. 

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Non tutti gli strati sottostanti presentano le medesime caratteristiche: alcuni strati non si sono piegati, ma in seguito a schiacciamento da grossi pesi, se riaffiorano in superficie e non sono più sottoposti a pressione, finiscono per sfaldarsi senza essere stati stratificati. 

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I depositi marini hanno formato strati differenti e a seconda del tipo di materiale che si depositva:  Gl istrati più plastici, per esempio, si sono piegati con grande facilità, mentre quelli più rigidi si sono frantumati, con fratture anche molto diverse tra loro. 

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Lungo tutto il periodo di scorrimento e di trituramento, grazie alla presenza di acqua si sono formati con il tempo dei piccoli giacimenti di arenaria che essendo molto ricche di carbonato di calcio, in periodi successivi e geologicamente recenti si sono successivamente corrose, come ben evidenzia la suggestiva foto sopra.

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Questa parrebbe un'impronta di Sauro...è invece una foglia fossilizzata.

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