La Valle di Scalve, come la stragrande maggioranza dei territori montani, è da sempre interessata da fenomeni valanghivi, a volte causati dal perdurare di abbondanti precipitazioni nevose e altre volte causati dai forti rialzi di temperature che smuovono gli accumuli dei pesanti manti nevosi.
Valanghe e slavine si incanalano su percorsi naturali finendo a volte vicino alle abitazioni e altre volte mettendo a rischio o interrompendo la normale viabilità.
In comune di Colere il fenomeno è notevole: le ripidissime pareti della Presolana poste a monte dell’abitato principale scaricano a valle con estrema facilità le copiose pesanti nevicate che finiscono per confluire in masse di notevoli forza e dimensioni; il Pian di Vione rappresenta un punto cruciale di accumulo da cui in passato sono scese valanghe di rilevante misura verso il paese di Colere.
Lo "Schitarel" - 1994
Nel 1888 un’enorme massa di neve scese proprio dal pian di Vione fino al centro del paese, andando ad addossarsi alle case dove ora si trova il bar Cimaverde e transitando proprio dove è stayo tranquillamente autorizzato e realizzato i nanni recenti il cosidetto “villaggio dolomitico”; anche gli abitanti delle case presenti nella Via Larga furono sfollati e ospitati in alcune abitazioni della frazione Carbonera, dove comunque altre valanghe arrivarono a ridosso delle costruzioni. Nel 1951 la valanga proveniente dal Pian di di Vione, che accorpava tutti gli scarichi sovrastanti, arrivò a minacciare il paese fermandosi appena in cima alla Via Larga.
1986: la valanga si è fermata appena sopra le Lische. La foto pimaverile mostra quel che resta della massa nevosa
Anche la frazione di Carbonera non è priva di rischi, come ben documentano le immagini sottostanti.
1986: i resti primaverili della valanga "Glera" scesa sopra Carbonera di Colere
1977: le valanghe sopra le case della frazione Valzella
1978: valanga scesa a fianco dell'attuale pizzeria Quater Pis, sulla strade per Magnone
Il percorso stradale che da Colere scende al Castello è caratterizzato da parecchi punti critici: nei pressi di Grana i ripidi prati posti sopra la strada rappresentano agevoli scivoli; in località Aissa, appena dopo Grana, nel corso del 1986 fu realizzato un paravalanghe, che successivamente fu necessario costruire anche nella strada sottostante che dal Castello conduce a Dezzo, in corrispondenza del punto che si trova sul medesimo tracciato percorso dalla valanga.
In località Vallalbino tra le frazioni di Grana e Valle Richetti, un distacco nevoso di dimensioni contenute, proveniente dalle ripide e scoscese pendici sovrastanti, interrompe a volte il transito stradale.
1973: valanga al Vallalbino
La valanga del Visolo: anni 70
Salendo dal Castello verso il Passo della Presolana, un altro punto inquietante è sempre stato costituito dal pericolo della località Visolo, risolto solamente con la costruzione agli inizi degli anni ’80 dell’apposito paravalanghe. Anche in località Vallone la massa nevosa di grosse dimensioni può ora scivolare sopra il paravalanghe appositamente costruito, scendendo fino sulla strada della Via Mala protetta in quel punto dall’ultimo tratto di una galleria artificiale dove transita il traffico veicolare. Grande perplessità suscita il progetto di recupero antropico di un tratto della Via Mala, dove proprio il punto di maggior pericolo è stato allegramente destinato a parcheggio auto e dove passa il percorso per la visita del belvedere e dei punti di osservazione, e da dove si raggiungono le aree picnic: come ben si può capire dalle foto presentate, la valanga può scendere anche in primavera inoltrata a causa di forti rialzi di temperatura. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
1977: i lavori di apertura della valanga in località Vallone prima della costruzione del paralvalanghe e sotto l'apertura completata
Ancora la valanga in località Vallone - 1978
L'imponente valanga scivola sopra alla costruzione di protezione, in località Vallone
1984: la valanga del Vallone si adagia sul piazzale posto vicino alla casa cantoniera della Via Mala (foto sopra e sotto)
Lo stesso luogo ora adibito a parcheggio e transito pedonale
Anche Schilpario è interessato dalla discesa di valanghe: i canaloni che fiancheggiano la valle di Epolo da sempre rappresentano facili vie di sfogo per le ingenti quantità di neve che a volte hanno raggiunto anche i prati della località Paradiso, vicino alla zona abitata del Grumello. Proprio per questo motivo gli attuali impianti di discesa di Schilpario hanno dovuto dotarsi di appositi congegni per il distacco programmato di valanghe e slavine che vengono azionati in modo preventivo.
Un discorso assai diverso è quello che riguarda la località Manna: da tempo immemorabile è un punto veramente problematico anche perché interessa la strada che mette in comunicazione i comuni di Schilpario e di Vilminore, ma anche la strada che conduce a Dezzo e da cui è possibile poi percorrere sia la Via Mala che la strada per il Passo della Presolana. Spesso quando le abbondanti precipitazioni o i disgeli primaverili fanno presagire la discesa della valanga dai versanti del monte Tornone, le strade vengono monitorate dai volontari della Protezione Civile con conseguenti limitazioni o restrizioni al transito. Azioni di controllo anche dall’alto mediante l’impiego di elicotteri non risolvono certamente il problema: in uno degli ultimi anni si è tentato perfino con cariche esplosive gettate dall'alto di forzare il distacco delle ingenti quantità di neve, ma invano; la valanga è scesa invece solamente parecchie settimane dopo.
Con il passare del tempo forse i cosidetti “esperti” arriveranno a comprendere che, come sempre sostenuto dalle sagge persone anziane che conoscono perfettamente il passato, la morfologia del terreno, le condizioni ambientali, climatiche e idrografiche del territorio scalvino, l’unica soluzione possibile può essere rappresentata dalla costruzione di un tunnel che metta in sicurezza il tratto interessato.
L'altro grande problema della Manna è costituito dalla mancanza di stabilità di tutto il versante, che pian piano scende a valle con un lento e inarrestabile processo, e che potrebbe essere risolto programmando alcuni seri interventi rappresentati da una vera bonifica a monte con l’imbrigliamento e il trasporto a valle dell’acqua che scorre continuamente sulla roccia, mediante apposite tubazioni. Quest’acqua si immerge tra le rocce e gli strati terrosi divenendo un vero e proprio lubrificante che agevola lo scorrere dei depositi glacio-alluvionali sovrastanti, mettendo così a repentaglio la stabilità in una zona dove transitano le strade di comunicazione sopra citate.
L’articolo è stato realizzato con la collaborazione e la consulenza di Manfredo Bendotti: anche tutto il materiale fotografico è di sua esclusiva proprietà.
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