Schilpario
Inserito nello stupendo contesto naturalistico delle Prealpi Orobiche, Schilpario è un paese caratterizzato da una storia economica legata al passato sfruttamento delle miniere, nonché ambìta meta turistica dei decenni scorsi. Anche l’origine di questo borgo, analogamente agli altri della Valle di Scalve, viene fatta risalire al periodo della dominazione romana, motivata dall’utilizzo delle notevoli risorse minerarie presenti nella zona, in modo particolare di ferro. Tuttavia si ipotizza che la zona fosse già abitata da alcune piccole tribù di Galli, anche perché sul territorio è presente un masso con le sembianze di un antico altare druidico, forse utilizzato per cerimonie pagane o riti magici. Nei secoli successivi il borgo passò sotto il controllo del Sacro Romano Impero che, con Carlo Magno, donò l’intera valle ad un monastero francese; in seguito a successiva permuta, la zona divenne di proprietà del vescovo di Bergamo, che ne fece un feudo; nel 1231 la Comunità di Scalve, fondata sull’aggregazione delle principali famiglie locali , acquistò l’intero territorio, organizzandosi per deliberare su interessi comuni e per amministrare la giustizia in maniera autonoma, dotandosi anche di propri Statuti: nacque così l’Antica Repubblica di Scalve, che nel 1428, accettando di buon grado l’annessione alla Repubblica di Venezia e assicurando fedeltà, si garantì la continuità della propria autonomia amministrativa. Con la fine della Repubblica Serenissima e l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1797, la comunità venne di fatto smembrata ponendo fine ad un’autonomia millenaria , ed i borghi principali acquisirono la propria autonomia comunale. Anche successive modifiche operate dai vari regimi che si susseguivano negli anni, modificarono i confini territoriali ma non intaccarono mai l’autonomia comunale di Schilpario. Con il dominio austriaco nella zona del Lombardo-Veneto, la concorrenza del materiale ferroso proveniente da altre Regioni dell'Impero rappresentò un grave colpo per l'economia scalvina e in particolare per l’attività estrattiva nelle miniere di Schilpario, dando inizio ad un notevole fenomeno di emigrazione. Nel periodo intercorrente tra le due guerre mondiali, la richiesta di metallo ferroso destinato alla produzione di armi subì però un incremento, ma la grave crisi del dopoguerra portò all’inizio degli anni 70 alla chiusura definitiva delle miniere di Schilpario. Schilpario è famosa per i propri impianti di risalita nella conca di Epolo, riaperti dopo molti anni di chiusura nel 2006, e per la pista di sci da fondo collocata nella stupenda pineta di abeti adiacente al paese. Numerose e interessanti sono anche le possibilità di escursione, a vari livelli: dalle tranquille abetaie alle cime delle vette locali, dove è possibile anche arrampicare in parete.L’imponente chiesa parrocchiale, edificata tra il 1664 e il 1682 in sostituzione di una precedente costruzione del 1338, è dedicata a Sant’Antonio da Padova, patrono del paese, la cui statua è posta alla sommità del campanile. Di notevole interesse a Schilpario è anche il locale museo etnografico, prezioso custode del passato e patrimonio storico e culturale per l’intera Valle di Scalve. Molto ricco di strumenti da lavoro e oggetti della vita quotidiana passata, il museo è valorizzato anche da ampia dotazione di documenti e materiale fotografico. La sua singolare collocazione evidenzia su uno dei lati esterni dell’edificio una grande ruota da mulino, con le pale azionate dall'acqua del torrente Dezzo che vi scorre a fianco, collegata all'interno con ruote dentate che azionano macina, frantoio e torchio per la produzione dell'olio di lino, oltre che per la frantumazione del frumento.
Vedute di Schilpario
Zoomata di Schilpario dal Monte Ferrante
Panorama del centro storico
Il museo etnografico
Chiesa Parrocchiale
Interno della Chiesa Parrocchiale
Chiesetta di Santa Elisabetta
Interno della Chiesa di S. Elisabetta
La piazza centrale
Piazza dell'Orso
La Fontana
Casa card. Angelo Maj
Chiesetta di Santa Barbara nei Fondi
Lato sud Santa Barbara
foto by marisa