Chiesetta del Cesuli   testo di Fortunato Piantoni

Dell'antica parrocchiale di Colere si ha notizia certa quando nel 1459 cesuli1la "vicinia" di Colere divenne parrocchia di S. Bartolomeo, quindi si può ipotizzare della sua origine prima del 1400. La sua posizione è una delle più felici poiché è l'unico posto in cui sono visibili tutte le contrade che compongono il paese di Colere. Nella stessa costruzione insistevano due chiese separate da un muro divisorio interno. Questo si nota dalla disposizione architettonica interna attuale.La visita pastorale di S.Carlo Borromeo, ci tramanda un verbale datato 29 settembre 1579, in cui si descrive la disposizione della chiesa "Parrocchiale di S, Bartolomeo a Colere nella Pieve di Scalve, (due navate lunghe braccia 11, una larga 10, l'altra 6; la prima coperta di legname, l'altra fatta a volta e dipinta, il muro parzialmente dipinto…..)".Più avanti il documento decreta " La parete che divide la chiesa sia demolita entro tre giorni". Il documento decreta altre incombenze e nello stesso tempo accenna l'impossibiltà di costruire una terza navata , per la ristrettezza del luogo. Già allora si presentava il problema di avere una chiesa più grande, ciò che avverrà solo due secoli dopo. Sopra l'architrave di pietra all'entrata della chiesa è incisa la data 1585, si può pensare ad una ristrutturazione a seguito della visita di S. Carlo Borromeo. Dopo molte vicissitudini, anche aspre, nel 1788 ,si costruisce l' attuale chiesa parrocchiale, e la vecchia diventa chiesa dei morti da tutti chiamata "Cesulì" e diverrà un luogo di culto con funzioni religiose saltuarie. Quindi al di là di qualche funzione religiosa il "Cesuli" vive un lento e inesorabile degrado fino a pochi decenni fa. Dopo il 1970 la costruzione incomincia a dar segni di cedimento, e nel 1976 il Comune di Colerecesuli invernale opera un primo intervento urgente rifacendo il tetto parzialmente crollato. A questo punto tutti si accorgono dell'estrema gravità e della precaria staticità dell'antica parrocchiale e urgentemente si corre ai ripari. Il parroco Don Ampelio Fenili in simbiosi con il Sindaco Dr. Franco Belingheri fanno il punto dello stato di degrado e decidono di interpellare l'ufficio provinciale delle Belle Arti per un parere su come organizzare il recupero conservativo. Il Gruppo Alpini di Colere e amici degli alpini si offrono volontari al recupero edilizio dell'edificio. Il comune di Colere s'impegna a sostenere tutte le spese occorrenti per i materiali e nel 1983 inizia l'opera di risanamento generale del "Cesulì". Dopo l'intervento e il parziale rifacimento esterno, s'iniziano i lavori all'interno. E a questo punto si ha una gradita sorpresa e ci si accorge che nei secoli passati era stato costruito una doppio muro e s' intravedono degli affreschi. Su consiglio della Sovrintendenza alle Belle Arti si decide di abbattere il muro. Vengono scoperti affreschi del XV-XVI-XVII° secolo attribuibili a Pietro da Cemmo, purtroppo in gran parte sono visibili solo le sinopie. A questo punto, dopo più di un anno di lavoro da parte dei volontari si fa sentire la stanchezza e sembra venir meno l'entusiasmo iniziale. La parrocchia e l'amministrazione comunale , parroco e sindaco in testa, convocano i lavoratori volontari riaffermando la loro intenzione di portare a termine i lavori di questo monumento storico per Colere e che sono orgogliosi del lavoro svolto e chiedono un ulteriore sforzo per il compimento dell'opera. Il Sindaco dichiara ufficialmente "sarei onorato di inaugurare il restauro del "Cesuli" prima della fine del mio mandato da Sindaco", e comunica che è sua intenzione organizzare una cerimonia degna del lavoro svolto per l'importanza del recupero dell'opera. Sabato 27 e domenica 28 aprile 1985 si inaugura il restauro del "Cesulì" è presente, cesuli absidefatto straordinario per la comunità di Colere, la fanfara della Brigata militare alpina OROBICA, l'ordinario militare Mons. Gaetano Bonicelli, scalvino, giunto appositamente in elicottero per ufficiare la funzione religiosa e benedire l'opera recuperata al culto e al patrimonio artistico di Colere, autorità civili e religiose, e si può dire tutta la comunità di Colere. Nella primavera del 1990 è il campanile a essere oggetto di una pulitura e una leggera intonacatura di protezione che il Gruppo alpini di Colere e i loro amici in due mesi portano a termine. La comunità di Colere per ricordare i caduti sul lavoro e sulla montagna posiziona nell'area antistante la chiesa due monumenti. Uno ricorda i caduti sulla montagna e specificatamente la sfortunata spedizione "Valdiscave 81" sulle Ande peruviane in cui perirono tre scalvini. La lastra in bronzo è dello scultore Zambetti di Sovere. L'altro a forma di una goccia o meglio di una lacrima , ricorda i caduti sul lavoro e in modo particolare i lavoratori delle miniere della Presolana che venivano trasportati a valle con un lenzuolo, l'opera bronzea è del pittore - scultore Tomaso Pizio, scalvino.La scultura fotografa il momento in cui la madre apre il lenzuolo e vede il proprio figlio senza vita e il grembo materno ha un sussulto per la perdita della propria creatura.

 

 

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